Cronache dal genocidio
Quando, al termine di un lungo viaggio, una contadina entra nella casa di un uomo rispettabile, questa posa il suo bagaglio in un angolo e avanza a testa bassa verso il personaggio sostenendo il suo braccio destro col sinistro e offrendo una mano in segno di rispetto.
Così faccio io con questo piccolo colonnello magrolino e catarroso che sembra ballare nei suoi vestiti.
Fa un sorrisino quasi cinico e mi saluta facendo vedere che miconosce.
«La mie condoglianze, signora. Le abbiamo tagliato i seni».
Mi si rizzano i capelli, capisco il senso figurato dell’osservazione,significa che i miei figli sono morti.
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giugno 24th, 2009
In Rwanda i cognomi non si danno come in Europa.
Io mi chiamo Mukagasana, che vuol dire “la moglie di Gasana”,perché alla mia nascita mio padre mi destinava a diventare la sposa di un certo Gasana, il figlio di un amico per il quale provava ammirazione o che gli aveva fatto del bene, un tempo, non so.
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giugno 13th, 2009
Mi ritrovo in una stanza abbastanza grande, sgombra di tutti i mobili, che i preti hanno assegnato ai rifugiati. Un lampadario della pista proietta su un muro bianco l’immagine bluastra di alcune finestre inaccessibili, come le porte di una prigione.
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giugno 9th, 2009
È un mattino, credo, che è incominciato. Il mattino del decimo giorno. Dapprima, grosse detonazioni sorde in due tempi: lancio ed esplosione. Senza dubbio dei missili muniti di una carica che esplode cadendo. Qualcosa di sofisticato, in una parola, e che fa paura due volte.
Si direbbe che tutta la collina sia un campo di battaglia.
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giugno 4th, 2009
Feriti, ma vivi. Torturati, ma vivi. Umiliati, ma vivi. È in questo stato che ritrovo i miei figli. Tremo vedendoli avanzare verso me, come tre piccoli re magi cenciosi. Ci abbracciamo, piangiamo. Spérancie geme in un angolo della stanza. I suoi singhiozzi mi entrano nella carne come tanti segni della sua debolezza, del suo sentimentalismo senza vigore. Alla fine si alza, scompare nel giardino, lasciandomi alla mia dolorosa intimità di madre circondata dai suoi sfortunati figli.
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maggio 22nd, 2009
Mamafis è una donna tutsi che ha partorito nel mio ambulatorio alla fine di marzo. Vedova, si è risposata con un Hutu vedovo. Si amano alla follia. Hanno tre figli di primo letto e due del secondo. L’ultimo si chiama Mpore, dal nome del mio ambulatorio, che vuol dire più o meno «Consolazione». Anastase è un Hutu moderato, ma suo fratello è affiliato al partito estremista e membro della guardia presidenziale. I due fratelli si odiano. Mi ricordo di aver assistito a una scenata tra loro uno o due mesi fa.
Continua a leggere il quinto e sesto capitolo de “La morte non mi ha voluta” di Yolande Mukagasana: la-morte-non-mi-ha-voluta-4_cap-5-6
maggio 5th, 2009
Uno sparo mi sveglia. Devono aver sparato abbastanza lontano perché lo sento appena. Eppure mi ha svegliata. Ma comunque non dormivo. Non lo so più. Ero in uno stato di torpore da cui questo sparo mi ha fatta uscire. Il tempo si fa mite. Un vento leggero, quasi caldo, mi accarezza il viso emanando degli effluvi di caprifoglio. I miei tre figli dormono profondamente. È quello che penso quando vedo brillare gli occhi di Nadine. È ai miei piedi, il suo braccio si attorciglia alle mie caviglie. Assomiglia a un lottatore che viene a chiedere grazia al suo vincitore, pronto a baciargli i piedi.
Continua a leggere il terzo e il quarto capitolo de “La morte non mi ha voluta” di Yolande Mukagasana: 3-la-morte-non-mi-ha-voluta-cap3-4
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aprile 29th, 2009
«Anche se passa le sue giornate altrove, Dio ritorna ogni notte in Rwanda». Questo proverbio, nel mio Paese, è più antico dell’invasione dei missionari. Sì, Imana veniva tutte le sere a dormire in Rwanda, si diceva. I preti ci hanno insegnato che bisognava chiamarlo Mungu, cioè Dio in swahili. Allora l’abbiamo chiamato Mungu. Ma molto presto, prima di nascosto e poi apertamente, abbiamo ripreso a chiamarlo Imana. E ci siamo messi a celebrarlo di nuovo, nella notte. È questa l’anima ruandese, ribelle all’indottrinamento. Intenda chi può.
Scarica i primi due capitoli de “La morte non mi ha voluta” di Yolande Mukagasana: la-morte-non-mi-ha-voluta-i-e-ii-capitoli
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aprile 19th, 2009
Lancio un appello a tutti i giovani affinché sappiano cosa è successo sulle colline del Rwanda. So che sono proiettati verso la vita, auspicandosi che l’umanità cambi in meglio. Hanno il dovere di cambiare il mondo in cui avranno dei figli. So che lo vogliono ed ho fiducia in loro. Sono anche convinta che ne siano capaci.
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aprile 6th, 2009