La lista del Console
III Episodio de “La lista del console” :
«Mi attaccano. Sono entrati. Stanno saccheggiando il centro». Tra crepitii e disturbi, era la voce di Roberta Brusaferri, resa metallica dalla radio. Un grido disperato. Erano le sei del mattino di una giornata che si presentava lunga e difficile. «Aiuto, Pierantonio, sono sola in casa. Qui non c’è più la luce, non so per quanto tempo funzionerà la radio, perché non posso ricaricare la batteria. Puoi fare qualcosa?». «Hai un posto dove rifugiarti?». «C’è una stanza blindata, proverò a barricarmi lì dentro». «Ok, ora cercherò di escogitare qualcosa. Non perdere la calma». «È una parola!» Forse era venuto il momento. La diplomatica svizzera aveva circolato per Kigali. Dovevo provarci anch’io. Avevo paura in quei momenti? Sì, molta. Non sono un eroe, non amo le armi, tanto meno sfidare la sorte.
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aprile 14th, 2009
II Episodio:
Passavano le ore. Era ormai arrivata la luce piena del giorno. Una mattina grigia, tipica della stagione delle piogge. Di notizie ne arrivavano ben poche. Ma una cosa era certa: gli scontri continuavano, s’intensificavano. Ai colpi delle armi leggere ora si mescolavano i tonfi sordi dei cannoni e dei mortai.
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aprile 14th, 2009
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La storia di “giusto” di Pierantonio Costa è diventata nota all’opinione pubblica nel 2004, dieci anni dopo il genocidio, attraverso il libro “La lista del console” (Edizioni Paoline).I 15 episodi che presentiamo sono una rielaborazione tratta da quello stesso volume, che l’editore Paoline ha volentieri concesso di utilizzare, visto l’alto significato dell’iniziativa dell’associazione “Bene Rwanda”.Nessuno li conosceva, prima, i cento giorni di Pierantonio Costa. Lui non li aveva mai raccontati, neanche in famiglia nei dettagli.
Costa vive ancora in Rwanda. Fa l’imprenditore, come in tutti i precedenti 40 anni passati nel Paese delle mille colline. Per 15 anni, dal 1988 al 2003 è stato anche console onorario per l’Italia in Rwanda. Ed è in questa veste che è cominciato il suo coinvolgimento nei tragici avvenimenti dell’aprile 1994.Io lo conobbi, come tutti i giornalisti italiani che si recavano all’epoca in Rwanda, nel corso di una missione all’interno del Paese, mentre erano in corso i massacri. Viaggiammo insieme per soli tre giorni, dal 19 al 21 maggio 1994, in una delle sue “incursioni” nel Paese per cercare di dare aiuto agli oltre 500 bambini accolti nell’orfanotrofio di Nyanza.
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aprile 7th, 2009
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