Archive for aprile, 2009

“LA MORTE NON MI HA VOLUTA” CAP. 3-4 DI YOLANDE MUKAGASANA

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Uno sparo mi sveglia. Devono aver sparato abbastanza lontano perché lo sento appena. Eppure mi ha svegliata. Ma comunque non dormivo. Non lo so più. Ero in uno stato di torpore da cui questo sparo mi ha fatta uscire. Il tempo si fa mite. Un vento leggero, quasi caldo, mi accarezza il viso emanando degli effluvi di caprifoglio. I miei tre figli dormono profondamente. È quello che penso quando vedo brillare gli occhi di Nadine. È ai miei piedi, il suo braccio si attorciglia alle mie caviglie. Assomiglia a un lottatore che viene a chiedere grazia al suo vincitore, pronto a baciargli i piedi.

Continua a leggere il terzo e il quarto capitolo de “La morte non mi ha voluta” di Yolande Mukagasana: 3-la-morte-non-mi-ha-voluta-cap3-4

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Aggiungi un commento aprile 29th, 2009

“CANTO DI RIVOLUZIONE” DI LANCE HENSON

l’alba porta con sé il dolore della luce
di qualcuno che non vuole essere visto
una voce che deve essere nascosta
in un luogo
che non le appartiene
è un fiume o una brezza
o l’acqua che scorre e piange
di sé
che ti fa desiderare di essere libero ?
il canto proibito di un grillo
giace tra le rose
un vento aleggia intorno sussurrando
di Che Guevara e di Cavallo Pazzo
in un mattino di gelo
nel dolore del risveglio
il grido dell’umanità esce da sé
impossibile da fermare
come il gocciolio dell’acqua
come il pianto di un bambino

Leggi in lingua originale

Continua a leggere Aggiungi un commento aprile 28th, 2009

TESTIMONIANZE DAL GENOCIDIO/3

Brani tratti dal libro “Le ferite del silenzio” di Yolande Mukagasana

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M. Emmanuel, 40 anni, superstite di Murambi, diventato guardiano del luogo

E.M. – L’8 aprile siamo fuggiti verso la parrocchia di Gikongoro. Monsignor Misago collaborava con il prefetto per raggrupparci nei luoghi dove gli Interahamwe avrebbero potuto attaccarci meglio. E infatti, non ci hanno dato tregua durante tutto il genocidio. La guardia presidenziale e l’esercito facevano delle specie di rastrellamenti con i mitra. Dopo passavano i miliziani per finire i feriti a colpi di machete. Era organizzato molto bene. Noi ci difendevamo come potevamo, con dei sassi. Ma ci sono stati molti morti fino a luglio. Se ne contano circa 27.000, Ma credo ce ne siano stati di più.

Continua a leggere le testimonianze raccolte da Yolande Mukagasana

Continua a leggere Aggiungi un commento aprile 27th, 2009

COME FAREMO A DIMENTICARE?

IV episodio de “La lista del console”:

Una frenata. Il rumore di un grosso camion. Un veicolo militare, fermo davanti a casa mia. Smisi di mangiare. Ci guardammo, eravamo tutti tesissimi. Volsi lo sguardo al cancello, con i soldati che aspettavano, poi alle due casupole dov’era nascosta la ventina di tutsi. Forse erano venuti per loro, forse avevano ricevuto qualche soffiata. Dissi ai miei ospiti di andare di corsa nel sottotetto, e di non fare rumore per nessun motivo. Poi andai a sentire cosa volevano. L’ufficiale che mi si parò davanti mi conosceva: «Costa, ho bisogno di pneumatici». «Beh, se è solo per questo… Quanti militari hai con te?». «Dodici», mi rispose. «Ok, ti do le gomme e tu mi dai sei militari per andare a prendere gli italiani». Se ne portò via una cinquantina, e mi rilasciò pure una ricevuta, che ovviamente non fu mai pagata. Finché loro caricavano, presi con me i militari e andai a prelevare gli italiani e un belga che abitavano nella zona.

Clicca il link per scaricare il quarto episodio de “La lista del Console”: iv-episodio-la-lista-del-console-benerwanda-onlus

Aggiungi un commento aprile 26th, 2009

“INTERVISTA A EMMANUEL MURANGIRA” DI BEPPE GRILLO



Il 16 aprile 1994 65.000 Tutsi cercarono rifugio nella scuola tecnica di Murambi confidando invano sulla protezione dei militari francesi. Dopo aver cercato di resistere alcuni giorni difendendosi con pietre e laterizi, le milizie Hutu ebbero la meglio. La moglie e i cinque figli di Emmanuel Murangira furono massacrati, assieme ad altre 40.000 persone. Lui, colpito alla testa da un proiettile, si salvò fingendosi morto e nascondendosi tra i cadaveri. E’ un sopravvissuto. Oggi è il solitario custode del Murambi Genocide Memorial. Il
Blog di Beppe Grillo lo ha raggiunto via Skype per raccogliere la sua testimonianza nel 15esimo anniversario della strage.

Aggiungi un commento aprile 25th, 2009

MASSACRO A MURAMBI, IL VIDEO


In occasione del XV anniversario del genocidio del Rwanda pubblichiamo il video con i sottotitoli in italiano che racconta la storia di uno dei massacri più efferati della storia contemporanea (Fonte).

Leggi la testimonianza di Emmanuel Murangira, il guardiano delle ossa di Murambi

Aggiungi un commento aprile 24th, 2009

LA FUGA DEGLI STRANIERI

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Mezza pagina di Daniele Scaglione

Commenti, notizie, testimonianze e aneddoti in pillole raccontate da Daniele Scaglione, capo del dipartimento campaigning di ActionAid Italy

Non è vero che i paesi più sviluppati non sono intervenuti, nel Rwanda. All’indomani dell’attentato al presidente Habyarimana l’hanno fatto l’Italia, la Francia, il Belgio, che hanno inviato in missione alcuni tra i loro soldati migliori. Dal nostro paese il 10 aprile giungono nella capitale Kigali 112 uomini della Folgore, 65 del comando Teseo Tesei e tre velivoli da trasporto della 46esima brigata aerea. Se questi soldati europei si fossero uniti ai caschi blu per fermare le violenze, il genocidio si sarebbe forse potuto arrestare sul nascere. E se a questi militari si fossero aggiunti i marines statunitensi di stanza in Tanzania e in Burundi, il genocidio si sarebbe sicuramente potuto fermare. Ma i militari occidentali avevano un altro compito: portare in salvo gli europei e gli occidentali che si trovavano nel piccolo paese africano. Lo fecero con estremo rigore, senza lasciarsi impietosire neppure dai legami di parentela. Così coppie miste, regolarmente sposate, sono state divise e solo in alcuni casi ai figli meticci è stato concesso di mettersi in salvo. Tutto questo mentre i caschi blu che avrebbero dovuto difendere i ruandesi venivano ridotti del 90%. Come a dire che la vita degli africani vale di meno, molto di meno, di quella degli occidentali.

Aggiungi un commento aprile 23rd, 2009

21 APRILE 1994: MASSACRO A MURAMBI

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Mi chiamo Emmanuel Murangira. Sono nato qui a Gikongoro nel 1957, nel distretto di Nyamigabe. La mia famiglia è morta qui nel sito del Murambi memorial – mia moglie, i miei cinque bambini, due maschi e tre femmine – sono tutti morti qui. Il più grande aveva solo 13 anni. Non riesco a parlare di loro. Prima della guerra ero un agricoltore e successivamente ho avuto un lavoro all’ufficio provinciale. Ma fui licenziato dal Sindaco – per via del mio gruppo etnico. Sono ritornato a coltivare, ma non passò molto tempo che la guerra ebbe inizio e cominciarono ad uccidere la gente.

Continua a leggere la storia del massacro di Murambi

Continua a leggere 1 comment aprile 21st, 2009

BOLLETTINO DEL GENOCIDIO

Terza settimana: 21 aprile 1994 – 27 aprile 1994

21 aprile: Massacro di Murambi. Fin dal 16 aprile la popolazione Tutsi della regione di Gikongoro nel sud-ovest del paese si era radunata nella parrocchia dell’omonimo capoluogo. Le autorità locali avevano tenuto un incontro con tutti i sindaci e i consiglieri della zona, raccomandando la gente terrorizzata di rifugiarsi nella scuola di Murambi nel sud della regione, non lontano dal confine burundese. La gente cominciò ad arrivare a Murambi già quello stesso giorno e per tranquillizzarla, furono messi quattro gendarmi a guardia della scuola. L’indomani però i gendarmi erano spariti. Il 18 aprile cominciarono i primi attacchi: fucili da parte degli assalitori contro sassi e pietre degli assediati che riuscirono a resistere e a respingere gli attacchi. Poi la notte del 21 aprile arrivarono camion pieni di milizia e soldati. Circondarono l’area e cominciarono a sparare con armi automatiche e granate. Quelli che cercavano di scappare vennero colpiti e abbattuti. Alla fine le vittime furono 50.000, uno dei più grandi tributi di sangue dell’intero genocidio.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU vota all’unanimità la risoluzione n. 912 per il ritiro della maggior parte delle truppe dell’UNAMIR, riducendo le unità da 2.500 a 270.
La Croce Rossa internazionale stima che decine di migliaia di persone, forse centinaia di migliaia di Ruandesi sono stati uccisi. Il FPR conquista Byumba.

21-25 aprile: Massacro all’hotel Ibis e all’ospedale di Butare.

22 aprile: La Croce Rossa Internazionale invia un secondo convoglio a Kigali dal Burundi.

24 aprile: Maurice Herson, ufficiale per le emergenze di Oxfam, avverte il quartier generale della sua organizzazione che in Ruanda è in atto un genocidio contro i Tutsi.
Medici Senza Frontiere ritira il suo team medico da Butare.

27-28 aprile:
Incontro a Gbadolite (Zaïre) tra Mobutu e Jacques Foccart, il quale viene accompagnato da Michel Aurillac, già ministri della Cooperazione di Chirac (1986-1988), e dall’Avvocato Robert Bourgi. Presenza di Herman Cohen, ex sotto-segretario di Stato per gli affari africani durante la presidenza Bush senior (francofono e sposato con una cittadina francese nonché amico di Jacques Foccart. Herman Cohen, è un attivo sostenitore del presidente Mobutu a Washington).

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TESTIMONIANZE DAL GENOCIDIO/2

Testimonianze dal genocidio
Brani tratti dal libro “Le ferite del silenzio” di Yolande Mukagasana

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Adeline U.
22 anni, superstite, Kigali

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LA STORIA DI NYAMATA

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Nyamata e l’area circostante sono classificate come una delle regioni maggiormente devastate dal genocidio del 1994. Oltre alle 24.000 persone uccise laggiù, il motivo di questo può essere ricercato nella storia della regione di Bugesera. All’inizio degli anni ’60, molti Tutsi provenienti da differenti aree del Ruanda furono costretti a lasciare le loro case e ad andare a vivere in questa regione che era considerata molto insalubre a quel tempo. Per questo motivo, Bugesera divenne una regione la cui popolazione era prevalentemente Tutsi. Nel 1992, molti Tutsi furono assassinati a Bugesera. Quando cominciò il genocidio nell’aprile del 1994 molte persone da Nyamata e dalle aree circostanti si riunirono nella città di Nyamata. La Chiesa Cattolica e le case nelle vicinanze appartenenti ai preti e alle suore divennero rifugi per le persone terrorizzate che scapparono laggiù sperando di sfuggire alla morte. Usarono la chiesa come rifugio, pensando che la milizia non sarebbe entrata per ucciderli, in un posto comunemente considerato un santuario. Invece, in base alle testimonianze rese dai sopravvissuti, il 10 aprile 1994 circa 10.000 persone furono uccise dentro e intorno all’area della Chiesa Cattolica.

Continua a leggere “La storia di Nyamata”

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“LA MORTE NON MI HA VOLUTA” DI YOLANDE MUKAGASANA

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«Anche se passa le sue giornate altrove, Dio ritorna ogni notte in Rwanda». Questo proverbio, nel mio Paese, è più antico dell’invasione dei missionari. Sì, Imana veniva tutte le sere a dormire in Rwanda, si diceva. I preti ci hanno insegnato che bisognava chiamarlo Mungu, cioè Dio in swahili. Allora l’abbiamo chiamato Mungu. Ma molto presto, prima di nascosto e poi apertamente, abbiamo ripreso a chiamarlo Imana. E ci siamo messi a celebrarlo di nuovo, nella notte. È questa l’anima ruandese, ribelle all’indottrinamento. Intenda chi può.

Scarica i primi due capitoli de “La morte non mi ha voluta” di Yolande Mukagasana: la-morte-non-mi-ha-voluta-i-e-ii-capitoli

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IL BERRETTO SQUARCIATO

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Mezza pagina di Daniele Scaglione

Commenti, notizie, testimonianze e aneddoti in pillole raccontate da Daniele Scaglione, capo del dipartimento campaigning di ActionAid Italy

Dopo l’assassinio di Habyarimana circa 2.000 tutsi di Kigali, tra cui 400 bambini, scappano verso la Scuola tecnica ufficiale, dove sono di stanza circa novanta caschi blu belgi. Luc Lemaire, il luogotenente a capo dei militari, apre le porte ai fuggiaschi. I tutsi sono al sicuro, ma per poco. Il 10 aprile Lemaire riceve l’ordine di abbandonare la scuola: difendere i rwandesi non è interesse del suo governo, che gli ordina invece di assistere il rimpatrio di alcuni cittadini belgi. Lemaire si rifiuta: lasciare la scuola significherebbe condannare a morte i tutsi. L’11 aprile l’ordine viene ripetuto, ma Lemaire ancora risponde di no. La terza volta gli alti comandi belgi minacciano di farlo finire sotto corte marziale. Lemaire cede. Mentre si preparano a partire, i soldati devono resistere alle implorazioni dei tutsi. Gli chiedono di non abbandonarli, di portarli con sé oppure di ucciderli con un colpo di pistola, pur di non essere massacrati a colpi di machete. Come le jeep dei militari si allontanano, nella scuola entrano le milizie. A sopravvivere sono poche decine di tutsi. Nei giorni seguenti i soldati di Lemaire sono all’aeoroporto, ad assicurare la partenza degli europei. Uno di loro vede una troupe televisiva, gli si avvicina con il coltello in mano, si toglie il berretto blu e lo squarcia di fronte alla telecamera.

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RWANDA: ANCORA ATTACCHI CONTRO I SOPRAVVISSUTI E IL CENTRO DELLA MEMORIA

Il centro della memoria del genocidio a Kigali, il Kigali Memorial Centre, è stato attaccato nella giornata di mercoledì con il lancio di una granata che ha provocato il ferimento di un uomo. Séraphine Uwankwera 50 anni sopravvissuto al genocidio del 1994 è stato invece ucciso oggi nel distretto di Nyamasheke dopo che si era recato a una commemorazione per il XV anniversario dei massacri. Anche l’anno scorso, durante le commemorazioni accaddero episodi simili con un lancio di granate al Memorial Centre di Kigali.

Fonte: New Times

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“LA RAGAZZA RWANDESE CHE NON VOLLE MORIRE” DI FERGAL KEANE

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Quando la vidi per la prima volta quasi tre anni fa mi sembrò più un fantasma che un essere umano, un’apparizione scheletrica distesa su un letto da campo in un paese dove i cadaveri ingombravano strade e campi.

Continua a leggere l’articolo di Fergal Keane

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