BOLLETTINO DELLA I° SETTIMANA
Antefatti
Il 4 agosto del 1993 ad Arusha in Tanzania, furono firmati degli accordi tra le due fazioni contrapposte della guerra civile ruandese: il governo del Ruanda e il FPR (Fronte Patriottico Ruandese, la più importante organizzazione politica di rifugiati Tutsi, al quale avevano aderito anche Hutu oppositori del governo dittatoriale, fuggiti dal paese).
Gli accordi inclusero un forte ridimensionamento dei poteri del Presidente del Ruanda, carica in quel momento ricoperta da Juvénal Habyarimana. Gran parte dei suoi poteri furono trasferiti al Transitional Broad Based Government (TBBG, “Governo transitorio di larga base”), che includeva rappresentanti dell’FPR e dei cinque partiti di governo. Dei 21 seggi del nuovo governo, 5 furono affidati al partito di Habyarimana di maggioranza nazionale, il Mouvement Républicain Nationale pour la Démocratie et le Développement (MRND); 5 all’FPR; quattro al principale partito dell’opposizione, il Mouvement Démocratique Républicain (MDR). L’MDR ottenne anche la carica di primo ministro, assegnata a Faustin Twagiramungu. Oltre al TBBG, gli accordi prevedevano l’istituzione di un parlamento provvisorio, la Transitional National Assembly (TNA). Entrambi questi organi avrebbero dovuto insediarsi non oltre 37 giorni dalla firma degli accordi, e il periodo transitorio non avrebbe dovuto prolungarsi più di 22 mesi, dopodiché si sarebbero tenute libere elezioni. Gli accordi prevedevano anche la formazione di un esercito unito, composto al 60% da forze ex-governative e al 40% da forze ex-FPR. Il protocollo fu firmato il 3 ottobre 1993, e il giorno successivo da Habyarimana e dal presidente dell’FPR, Alexis Kanyarengwe.
Gli estremisti del partito del presidente Habyarimana e quelli delle forze politiche radicali ad esso vicine, non gradirono affatto questo tentativo di riconciliazione.
1994: Escalation della tensione (1 gennaio – 6 aprile)
Gennaio: Blocco degli accordi di Arusha: il governo di transizione non riesce a nascere e ogni fazione incolpa l’altra di bloccarne la formazione. La fazione del presidente Habyarimana, l’Hutu Power, che deteneva il potere fino a quel momento rifiuta ovviamente di riconoscere un governo allargato al FPR.
A Kigali l’UNAMIR (United Nations Assistance Mission for Ruanda, il contingente delle Nazioni Unite che aveva il compito di far rispettare gli accordi di Arusha) intercetta un aereo cargo partito da Châteroux (Francia) carico di munizioni destinate alle FAR, (Forze Armate Ruandesi).
L’ambasciatore belga a Kigali, Johan Swinnen, avverte Bruxelles che la nuova radio inaugurata nell’estate precedente, (RTLM, Radio Mille Colline), sta destabilizzando il Ruanda con le sue trasmissioni che invitano continuamente all’odio razziale.
Violente dimostrazioni a Kigali da parte degli Interahamwe, la milizia estremista Hutu.
Dallaire avverte il quartier generale delle Nazioni Unite che un informatore molto attendibile dall’interno dell’Hutu Power lo ha avvisato che si sta pianificando un genocidio contro i Tutsi. Dallaire cerca di persuadere il quartier generale di autorizzarlo a condurre una confisca delle armi.
Febbraio: Assassinio del leader del PSD (Partito Social Democratico) Félicien Gatabazi. Conseguente rappresaglia con lapidazione di Martin Bucyana, il dirigente della CDR, (Coalition pour la Defense de la Republique, formazione politica vicina al MRND ma con istanze più estremiste). Le violenze fanno decine di morti. Rinvio a tempo indeterminato dell’insediamento delle istituzioni di transizione (TBBG e TNA). Undici militari francesi del Dipartimento di Assistenza Militare all’Istruzione (DAMI) sono identificati a Kigali. Ufficialmente avevano già lasciato Kigali dal mese di dicembre 1993. Presenza a Kigali del capitano francese Paul Barril, funzionario dei servizi speciali presso il regime ruandese.
Il ministro degli esteri belga Willy Claes visita il Ruanda: avverte Boutros-Ghali, segretario generale delle Nazioni Unite, che Dallaire e l’UNAMIR hanno bisogno di un mandato più forte e avverte la CIA che Habyarimana potrebbe stare facendo il doppio gioco.
Marzo: Arrivo di 800 militari del contingente ghanese dell’UNAMIR, il quale conta 2.508 uomini provenienti da 22 paesi.
29 marzo: Riunione tenutasi a Kigali presidiata dal capo di stato maggiore delle Forze Armate Ruandesi (FAR) per preparare e organizzare, sotto la responsabilità dell’esercito, l’eliminazione degli “infiltrati” (i Tutsi) e dei “traditori” (gli Hutu democratici).
4 aprile: Durante un ricevimento all’UNAMIR, il Colonnello Bagosora dichiara che gli accordi di Arusha “non offrono alcuna garanzia” e parla di sterminare tutti i Tutsi.
BOLLETTINO DELLA PRIMA SETTIMANA: 6-7 APRILE 1994– 13 APRILE 1994
6 aprile, ore 20.30: ABBATTIMENTO DELL’AEREO CHE TRASPORTAVA JUVENAL HABYARIMANA ED IL PRESIDENTE DEL BURUNDI CYPRIEN NTARAMIRA.
Gli estremisti Hutu, i quali credevano che il presidente ruandese fosse sul punto di attuare gli accordi di pace di Arusha, sono i principali sospettati di essere gli autori dell’attacco. Le uccisioni iniziano nella notte. In meno di un’ora, ancor prima che la notizia fosse annunciata dalla radio, vengono erette delle barricate nei grandi incroci di Kigali. Le strade della capitale si riempiono di cadaveri. La Guardia Presidenziale pone il divieto all’UNAMIR di recarsi sul luogo dell’attentato. Il comandante francese di Saint-Quentin può invece accedervi. Il Colonnello Bagosora, onnipresente, lancia e sorveglia le uccisioni.
7 aprile: Assassinio ad opera della Guardia Presidenziale del Primo ministro del governo di transizione, la Hutu Agata Uwilingiyimana e di dieci caschi blu belgi che ne assicuravano la protezione, ai quali vengono sottratte le armi con l’inganno. Essi vengono dapprima torturati e quindi uccisi. Assassinio di numerosi ministri e responsabili Hutu democratici. Presenza di Paul Barril durante il genocidio a Kigali, dove risiede all’ambasciata di Francia.
Inizio del massacro sistematico dei ruandesi Tutsi, degli Hutu che li proteggevano, degli oppositori politici e di tutti i sostenitori di una politica di conciliazione nazionale. Le Forze Armate Ruandesi (FAR) e la milizia degli estremisti Hutu (l’Interahamwe) erigono barricate e, recandosi di casa in casa, uccidono i Tutsi nonché i politici e i militari moderati Hutu. Sono in migliaia a morire il primo giorno. La popolazione civile trova rifugio in alcuni campi ONU, ma la parte più rilevante dell’UNAMIR resta in disparte, mentre si consuma la carneficina. Viene imposto a queste forze di non intervenire, in quanto ciò avrebbe compromesso il loro mandato di “monitoraggio”.
Il FPR ingaggia scontri a fuoco con la Guardia Presidenziale a Kigali.
RTLM trasmette che il FPR e i caschi blu belgi sono i responsabili della morte del presidente Habyarimana.
Sempre il giorno 7 aprile il Presidente Clinton pronuncia il seguente discorso:
“…..sono scosso e profondamente deluso… orrificato che unità delle forze di sicurezza Ruandesi abbiano ricercato ed ucciso ufficiali Ruandesi… porgo le mie condoglianze…Condanno tali azioni e richiamo le parti a cessare immediatamente ogni azione di questo genere”.
Clinton, a proposito del Ruanda, dichiara inoltre alla stampa:
“… Io ne parlo soltanto perché c’è un numero piuttosto elevato di cittadini Americani e la situazione risulta molto tesa. Voglio soltanto assicurare le loro famiglie che stiamo facendo tutto il possibile per avere una visione chiara della situazione cosicché da assumere le decisioni più appropriate per poter assicurare la sicurezza dei nostri cittadini che si trovano laggiù.”
8 aprile : Allargamento del genocidio fuori Kigali. Le linee telefoniche sono progressivamente tagliate. Un crescente numero di persone viene ucciso.
9 aprile: Il FPR lascia le sue basi nel nord e attacca Byumba e Ruhengeri. Gli Interahamwe e la Guardia Presidenziale conducono il massacro di Gikondo. Inizia l’evacuazione dei cittadini stranieri. Invio delle truppe a Kigali da parte della Francia (operazione Amaryllis) e del Belgio (operazione Silverback) per l’evacuazione dei nazionali residenti e degli Occidentali. I soldati belgi, contrariamente a quelli Francesi, evacuano anche qualche Tutsi. Evacuazione a Parigi di Agata Habyarimana, moglie del presidente, co-fondatrice di RTLM e co-ispiratrice della “rete Zero”, gli squadroni della morte, la cui famiglia è al centro del dispositivo del genocidio. La medesima è accolta dal governo francese. Alloggio a Parigi dei fratelli Séraphin Rwabukumba e Protais Zigiranyirazo nonché dell’ideologo Ferdinand Nahimana, personaggi chiave dell’Hutu Power.
Versamento a Parigi da parte del Ministero della Cooperazione e su ordine di Mitterand, di una somma di 20.000 Franchi ad Agathe Habyarimana, per le sue spese personali.
Evacuazione da parte della Francia dell’orfanotrofio Sainte-Agathe, permettendo così la fuga di 34 “accompagnatori” ed in particolare dei responsabili dei massacri.
Distruzione in maniera precipitosa di tutti gli archivi presso l’Ambasciata di Francia su ordine dell’ambasciatore, Jean Michel Marlaud.
Il personale politico del precedente regime trova asilo nell’ambasciata. I Tutsi, i quali vengono minacciati di sterminio, sono abbandonati alla loro sorte, incluso il personale dell’ambasciata e dei servizi culturali francesi.
Costituzione del GIR (Governo Interinale Ruandese) presso l’ambasciata di Francia e nel Ministero della Difesa, sotto il comando dell’ambasciatore Marlaud e del Colonnello Bagosora.
10 aprile: L’ambasciatore David Rawson chiude l’ambasciata americana a Kigali
10-12 aprile: Massacro nelle parrocchia di Zaea.
11 aprile: Massacro nella parrocchia di Kanzenze. La Croce Rossa internazionale stima che il numero dei ruandesi uccisi è di decine di migliaia. Presso l’Istituto scolastico Don Bosco, protetto dalle truppe belghe dell’UNAMIR, il numero dei civili raggiunge le 2.000 unità. Nel pomeriggio viene ordinato ai soldati ONU di evacuare l’aeroporto. La maggior parte dei civili, che rimangono abbandonati, viene uccisa.
12 aprile: Offensiva a Kigali delle forze del FPR per liberare le 600 proprie truppe circondate nella capitale. Tali forze erano di stanza nella città in forza degli accordi di Arusha. Il governo ad interim (GIR) fugge a Gitarama. L’ambasciata francese chiude le sue porte.
13 aprile: Massacro nella parrocchia di Kabarondo. Convogli della Croce Rossa e di MSF, (Medici Senza Frontiere), arrivano a Kigali da Bujumbura, capitale del Burundi, con medicinali e personale medico.
Aggiungi un commento aprile 3rd, 2009