Archive for marzo, 2010
In occasione della giornata internazionale della memoria per le vittime del genocidio del Rwanda, il giorno Sabato 10 Aprile 2010, al Teatro Piccolo Eliseo, Via Nazionale 183, Roma, l’associazione Bene-Rwanda Onlus organizza la consueta manifestazione pubblica sulla storia e sull’attualità del genocidio ruandese del 1994 con la presenza di ospiti autorevoli:
ϖ 16.30-17.00: Apertura XVI Giornata Memoria con la presentazione a cura di Kankindi Françoise, presidente Bene Rwanda Onlus, saluti da parte dei rappresentanti delle istituzioni e messaggio della Comunità Ebraica di Roma.
ϖ 17.00-17.30: Intervista del giornalista Luciano Scalettari a Pierantonio Costa, considerato lo “Schindler italiano” per aver salvato 2.000 Tutsi durante il genocidio, fu Console onorario Italiano in Rwanda ed è candidato al Premio Nobel per la Pace.
ϖ 17.30-18.00: Testimonianza di Yolande Mukagasana, sopravvissuta e scrittrice di fama internazionale, considerata la “Primo Levi” ruandese, è candidata al Premio Nobel per la Pace.
ϖ 18.00-18.30: Presentazione delle candidature al Premio Nobel per la Pace ai Giusti del Rwanda a cura di Giuliano Pisani, Vicepresidente del Comitato Scientifico del Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, di Paolo Carrara, Presidente della Fondazione un Raggio di Luce e di David Monticelli, presidente associazione Peace Culture!
ϖ 18.30-18.45: Verrà proiettato un breve trailer del documentario di Alessandro Rocca “Rwanda: la lista del console” e alcuni passaggi di interviste realizzate nel corso delle riprese. Il documentario è prodotto da Sgi srl, rai Cinema, con il sostegno del Doc Film Fund Piemonte.
ϖ 18.45-19.15: Testimonianze dei sopravvissuti del genocidio presenti in sala.
ϖ 19.15-20.00: Mostra fotografica nel foyer del Teatro.
L’evento si avvale dei Patrocini della Provincia di Roma, presente in sala nella persona della Vice Presidente Cecilia D’Elia, della Regione Lazio, del Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, del Comune di Padova, delle Rappresentanze in Italia dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite. Il rappresentante delle Nazioni Unite in Italia, Fabio Graziosi, darà lettura al messaggio del Segretario Generale Ban Ki Moon.
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Nell’estate del 1994, mentre l’attenzione mediatica internazionale era concentrata sui mondiali di calcio negli Stati Uniti, in Rwanda si consumava una delle più grandi tragedie della storia moderna: nel giro di tre mesi, tra il 6 aprile e il 19 luglio 1994, un milione di cittadini Tutsi e Hutu moderati venivano trucidati dagli estremisti appartenenti alla maggioranza Hutu. Un omicidio ogni dieci secondi avveniva sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale che ignorò le invocazioni d’aiuto del Generale Dallaire, comandante della missione di pace dell’Onu.
Bene Rwanda, che in lingua Kinyarwanda significa “figli del Rwanda”, è un’associazione “no profit” fondata e diretta da cittadini ruandesi, che risiedono e lavorano da anni in Italia, che conta fra i suoi membri anche moltissimi cittadini italiani. E’ dal 2006 che Bene Rwanda celebra a Roma la giornata della memoria per il genocidio del Rwanda avvelendosi dei patrocini del Comune di Roma, della Provincia di Roma, della Regione Lazio, delle Nazioni Unite e organizzando eventi in strutture quali la Casa della Memoria e il teatro Eliseo.
Bene Rwanda ha sempre contato sulla partecipazione di personaggi di spicco del mondo dello spettacolo e della cultura italiana e internazionale come il premio Nobel Dario Fo, Jacopo Fo, la menzione onorevole Unesco per la pace, Yolande Mukagasana, lo scrittore senegalese Boubacar Boris Diop, il giudice del Tribunale Penale Internazionale, Flavia Lattanzi. L’associazione è, inoltre, presente con i suoi membri, e in particolare con i sopravvissuti del genocidio, nelle scuole superiori di Roma per portare la testimonianza diretta dell’orrore di ogni guerra. Tutte le iniziative dell’associazione hanno ottenuto ampio successo di pubblico e grande attenzione mediatica così come documentato sul sito web www.benerwanda.org. Africani, italiani, ma anche cittadini palestinesi, libici, curdi, armeni, e molte altre diaspore hanno spesso trovato nelle giornate della memoria organizzate da Bene Rwanda la possibilità di unirsi in un abbraccio solidale e interculturale.
marzo 23rd, 2010
A picture taken in 1977 shows President Juvenal Habyarimana, left, and his wife, Agathe
AP | 02.03.2010 | 11:29
Abbiamo appreso da fonti giudiziarie che Agathe Habyarimana, la vedova del presidente rwandese Juvénal Habyarimana, morto in un attentato ritenuto l’evento scatenante del genocidio della primavera del 1994 in Rwanda, è stata arrestata martedì mattina nella sua casa di Courcouronnes (Essonne).
Era oggetto di un mandato di arresto internazionale per “genocidio” emesso in Rwanda. Questo arresto avviene nei giorni successivi alla visita di Nicolas Sarkozy in Rwanda, dove il presidente ha detto di voler “voltare pagina” e “riconciliare le nazioni” per mezzo di “una cooperazione economica, politica e culturale” tra i due paesi.
Il Consigio di Stato aveva rifiutato ad Agathe Habyarimana il ricorso in cassazione contro il rifiuto della sua domanda di ammissione allo statuto di rifugiata in Francia nell’ottobre del 2009.
Fatta uscire dal Rwanda il 9 aprile 1994 dai militari francesi, ha vissuto nello Zaire e in Francia, senza un vero titolo di soggiorno. Nel 1998, il Gabon le ha concesso, sotto falsa identità, un passaporto diplomatico.
Agathe Habyarimana aveva depositato nel 2004 una domanda di asilo presso l’Ente francese di protezione dei rifugiati e degli apolidi (OFPRA), che è stata rifiutata nel 2007. Questo rifiuto era stato successivamente confermato dalla Commissione di ricorso dei rifugiati (oggi Corte nazionale del diritto d’asilo), in virtù della Convenzione di Ginevra e per la sua presunta implicazione nella politica genocidaria del regime rwandese.
AP
marzo 4th, 2010
Mittente:
Yolande Mukagasana
Belgio
Destinatario:
Sig. Bernard Kouchner
Ministro
degli Affari Esteri
Oggetto: La riconciliazione Francia-Rwanda
Egregio Signor Ministro,
Vorrei anzitutto augurarle un felice anno nuovo 2010, basato soprattutto sulla riconciliazione tra i nostri due paesi, la Francia e il Rwanda.
Signor Ministro, non ho mai dubitato della sua umanità. Questo è il motivo per cui non smetterò di scriverle quando sentirò la necessità di parlarle. Le ricordo che sono una superstite del genocidio dei Tutsi del Rwanda, in cui ho perso tutta la mia famiglia, ma in particolare mio marito e tutti i miei figli. Il Governo francese dell’epoca ha una grossa responsabilità nella mia storia drammatica, come in quella di molti superstiti. E so che lei lo sa, come lo sappiamo noi.
Signor Ministro, mi lasci esprimere le mie felicitazioni per aver potuto sbloccare la situazione diplomatica tesa tra la Francia e il Rwanda, non importa in che modo, poiché l’essenziale è che la Francia e il Rwanda possano parlarsi. Ma sono felice di tutto ciò che lei ha fatto e del fatto che il suo sforzo abbia portato a qualcosa. Mi auguro che la Francia viva nella sincerità e non con quella specie di disprezzo che ha caratterizzato la Francia politica, nella convinzione di poter manipolare gli Africani per raggiungere i propri scopi.
Signor Ministro, il motivo principale della mia lettera è tutt’altro che politico, poiché io non sono una politica. Faccio solamente parte di questa società civile che ha sofferto e che soffre ancora a causa del genocidio. Questo genocidio in cui la Francia ha sempre sostenuto i colpevoli, sia Rwandesi, sia francesi. Se le scrivo questa lettera, è per metterla in guardia per quello che riguarda il genocidio dei Tutsi. Il fatto che il mio paese, il Rwanda, si apra al dialogo con la Francia, non cancella il genocidio e soprattutto le responsabilità francesi in questo genocidio. No, affatto. Le ricordo, Signor Ministro, che un genocidio è un crimine imprescrittibile.
Come nella mia precedente lettera, le ripeto che lei è un medico, signor Ministro. Lei sa che la ricostruzione psicologica delle vittime passa anzitutto dal riconoscimento di ciò che hanno subito. Questo riconoscimento, la Francia ce l’ha rifiutato. La Francia non ci ha mai riconosciuto come sofferenti. Oggi, se la Francia si rivolge di nuovo al Rwanda, ci aspettiamo, da parte della Francia, anzitutto il riconoscimento del nostro genocidio.
Lasci che io le porga ancora una volta, Signor Ministro, le mie congratulazioni per ciò che propone, assieme al Ministro della Giustizia, la signora Michèle Alliot-Marie: la creazione di un polo “genocidi e crimini contro l’umanità” al TGI di Parigi. Ma, signor Ministro, lei sa più di chiunque altro che ciò non è possibile, a meno che la Francia non modifichi le proprie leggi! Lei sa che la Francia non si è mai data una legge di competenza universale per giudicare i genocidi. Lei sa che in Francia sono state votate leggi specifiche per i crimini di guerra per il Rwanda e il Kosovo. Ciò significa che la competenza universale è applicabile in Francia unicamente per i crimini di guerra relativi a questi due paesi. La Francia lo ha fatto forse nella speranza di arrestare coloro che sono stati incolpati dal vostro giudice antiterrorista Jean-Louis Bruguière per avere commesso, diciamo così, l’attentato contro l’aereo del Presidente Habyarimana. Fintantoché le cose rimarranno come sono in Francia, ciò è inaccettabile e lei tortura ancora una volta i superstiti del genocidio dei Tutsi.
Wenceslas Munyeshyaka e molti altri, contro i quali abbiamo sporto denuncia, vivono un’impunità senza pari in Francia. Il dottor Rwamucyo, che vive ora in Belgio, non lavorava in Francia, nonostante fosse sulla lista dell’Interpol? Come molti, molti altri, Signor Ministro. Cosa pensate di fare? Dateci delle spiegazioni. È sempre bene avere delle intenzioni, ma intenzioni e belle parole non sono più sufficienti. Ci aspettiamo azioni concrete, signor Ministro.
Noi, i superstiti del genocidio, auspichiamo che le vostre intenzioni si trasformino in azioni. Ci aspettiamo una riparazione, signor Ministro. Quanto all’aiuto della Francia, se ce n’era l’intenzione, essa si sarebbe manifestata già quindici anni fa. Abbiamo bisogno di vedere i nostri diritti rispettati e, tra l’altro, il diritto alla giustizia e la riparazione che ne seguirebbe. Il popolo francese ha bisogno della verità sulle responsabilità dei suoi politici e militari durante il periodo dal 1990 al 1994.
Infine, Signor Ministro, le porgo ancora una volta le mie congratulazioni per aver sbloccato la situazione diplomatica tra la Francia e il Rwanda. Resta da sbloccare la situazione politico-giuridica tra il Rwanda e la Francia. Ma, ancora una volta, le rinnovo la mia fiducia, perché tutto non può essere fatto allo stesso tempo. I suoi figli e le generazioni umane la ringrazieranno.
Nella speranza che la nostra fiducia non sarà mai tradita, le porgo, Signor Ministro, tutti i mie ringraziamenti.
In fede,
Yolande Mukagasana
Superstite del genocidio dei Tutsi
Scrittrice
Presidente di Nyamirambo Point d’Appui asbl
marzo 2nd, 2010