I Giusti del Rwanda
I GIUSTI DEL RUANDA
Nel 1994, in Rwanda, nel giro di tre mesi, tra il 6 aprile e il 18 luglio, un milione di cittadini appartenenti all’etnia minoritaria Tutsi veniva sistematicamente trucidato dai criminali estremisti appartenenti alla maggioranza Hutu per la sola colpa di appartenere ad un’etnia diversa. Un omicidio ogni dieci secondi avveniva sotto gli occhi indifferenti della comunità internazionale. In questo contesto, molti obbedirono agli ordini ed uccisero, violentarono e torturarono, pochi coraggiosi, negando la logica del genocidio e mettendo a rischio la propria vita scelsero di opporsi all’orrore e di salvare altri esseri umani. E’ a loro a cui va il nostro tributo raccontando la storia di alcuni di loro.
Dopo vent’anni dal Genocidio dei Tutsi del Rwanda la violenza che imperversa da ogni parte del mondo ci sprona a ritorare sulla storia dei Giusti del Rwanda per dimostrare che tutti noi abbiamo una scelta: la scelta di salvare vite umane, possiamo opporci alla violenza piuttosto che assistervi passivamente ispirandosi ai Giusti di tutto il mondo.
Il genocidio dei Tutsi rwandesi, accompagnato dai massacri degli Hutu moderati che si opposero al genocidio, costituisce un evento di primaria rilevanza nella storia dell’umanità. I mass media non hanno mai reso un’informazione chiara e veritiera all’opinione pubblica internazionale e non hanno mai spiegato che il genocidio era stato scientificamente pianificato dagli estremisti al potere nel paese e di fatto ampiamente prevedibile; hanno invece diffuso la falsa idea che si fosse trattato di uno scoppio irrazionale ed improvviso di violenza, una questione “tra selvaggi africani” per la quale c’era ben poco da fare. Purtroppo, il silenzio, l’abbandono dei sopravvissuti costretti a vivere in situazioni di estrema difficoltà economica e psicologica tra gli assassini dei loro familiari, e persino il negazionismo continuano tuttora. Il martirio delle vittime di questo genocidio attende ancora un riconoscimento globale.
Il revisionismo storico, la dimenticanza e la cancellazione degli eventi sono il primo passo verso il formarsi dell’incoscienza civile che pone a rischio le generazioni future di ogni società ed é il primo seme per ripetersi degli eventi.
Per questi motivi reputiamo dunque importante condividere i Giusti del Rwanda e mostrare il loro esempio a cui tutti noi possiamo ispirarci; affinche’ la memoria dei genocidi e la conoscenza dei meccanismi che hanno portato alla loro esplosione non vadano persi.
Ecco alcuni di questi fantastici personnagi
Zura Karuhimbi è una contadina Hutu che oggi ha 84 anni ed al tempo del genocidio era quasi settantenne. Con grande intelligenza e coraggio ha nascosto e salvato la vita a circa 100 fuggiaschi Tutsi. Se fosse stata scoperta, Zura sarebbe andata incontro alla morte più atroce, quella destinata ai “complici” dei Tutsi. Zura è stata già premiata dal Governo ruandese e recentemente è stata riconosciuta quale “Giusta” dal Giardino dei Giusti di Padova, in Italia.
Profilo dettagliato di Zura Karuhimbi
Yolande Mukagasana è un’infermiera Tutsi la cui intera famiglia, compresi i tre figli e il marito, è stata sterminata sotto i colpi dei machete. Salvata da una donna Hutu, Yolande ha iniziato un’incessante campagna per testimoniare al mondo il genocidio del Rwanda. La sua storia è raccontata nel libro “La morte non mi ha voluta”. Scrittrice di fama internazionale, considerata la “Primo Levi” ruandese, Yolande ha già ricevuto vari riconoscimenti tra cui la Menzione Onorevole Unesco per l’Educazione alla Pace e il riconoscimento dall’American Jewish Commettee.
Profilo dettagliato di Yolande Mukagasana
Pierantonio Costa ricopriva al momento del genocidio la carica di Console onorario Italiano a Kigali. Dopo aver contribuito all’evacuazione degli Italiani ed altri stranieri ed avere già salvato molti ruandesi nei primi giorni del genocidio, coraggiosamente tornò nel paese per mettere in salvo oltre confine circa 2.000 Tutsi. La sua storia eccezionale è raccontata nel libro “La lista del Console”. Ribattezzato da vari media lo “Schindler italiano”, Costa è stato riconosciuto come “Giusto” dal Comitato per la Foresta dei Giusti di Milano e dal Giardino dei Giusti di Padova.
Profilo dettagliato di Pierantonio Costa
DAMAS GISIMBA
Damas Gisimba è nato nel 1961. Nel 1980 i suoi genitori, Peter e Dancilla, fondarono il Gisimba Memorial Center ((http://www.gisimba.org)), un orfanotrofio che inizialmente ospitava diciotto bambini, situato nel mezzo della zona più difficile della città, il distretto di Nyamirambo. Alla sua morte, nel 1986, Damas gli succedette come direttore.
Quando iniziò il genocidio nel 1994, Damas, di etnia hutu, nascose nel soffitto dell’orfanotrofio bambini e adulti tutsi, nel tentativo di salvarli dal massacro. Il Gisimba Memorial Center divenne rifugio per 400 persone protette da Gisimba, che rischiando la sua vita negava alle milizie la possibilità di entrare nel centro. L’orfanotrofio fu individuato. Alcuni giorni dopo i miliziani Interahamwe a caccia di Tutzi o simpatizzanti Tutzi attaccarono l’orfanotrofio e non risparmiarono neonati e bambini. La situazione era disperata. Mancavano cibo e acqua, i bambini non colpiti dai machete morivano di dissenteria. Il massacro era iniziato, quando accadde quello che Gisimba ha definito “un miracolo”: si materializzò il missionario americano Carl Wilkens, il quale aveva disobbedito all’ordine ingiunto dall’ambasciata americana, a tutti i cittadini americani, di lasciare Kigali. Con la sua sola presenza, impugnando il walkie-talkie e facendo capire che stava contattando l’ONU, Wilkens mise in fuga gli assassini, quindi si offrì di portare i superstiti nella propria missione. Gisimba riuscì ad evacuare il centro spostando gli occupanti in Kigali sotto la protezione di Carl Wilkens.
L’11 novembre 2011 l’attore Clive Owen, ambasciatore dell’Aegis Trust (ONG britannica che si batte per impedire crimini genocidari in tutto il mondo), ha dedicato il premio UNESCO a Damas Gisimba e al fratello François, che con lui dirige l’orfanotrofio. Damas continua a dirigerlo. Il centro, punto di riferimento umanitario per il Rwanda durante il genocidio e in questi ultimi venticinque anni, continua a esistere grazie alla generosità di organizzazioni, privati e volontari.
Dama Gisimba è stato insignito del premio Umurinzi conferitogli da Ibuka http://www.ibuka.net/rwanda.html), l’associazione che si occupa della memoria et l’individuazione dei Giusti del Rwanda e nel 2013 è stato nominato Giusto nel Giardino dei Giusti di Padova.
Link su Gisimba:
http://www.un.org/en/preventgenocide/rwanda/gallery/gisimba/