Una giornata che ha permesso a tutti i bambini di partecipare ad un torneo di calcetto a loro dedicato socializzando e mangiando cucina tradizionale dei loro rispettivi paesi.
Il Rwanda è stato rappresentato da Mugisha, Manzi, Nath- zeh, Samuel, Alain, Frederico, Luigi e James
L’Associazione Bene Rwanda, con il patrocinio della Provincia di Roma, ha organizzato il 14 aprile 20012 una mattinata dedicata al ricordo del Genocidio dei Tutsi in Rwanda.
Di fronte ad una platea gremita di cittadini e studenti, si sono alternati autorevoli interventi, tra cui quello di Yolande Mukagasana, sopravvissuta al genocidio, scrittrice e vincitrice della “Menzione Onorevole” dell’UNESCO per l’educazione alla pace, del consigliere provinciale Gianluca Peciola, del Professore Federigo Argentieri, del Segretario generale Fillea Cigl Roma e Lazio Roberto Cellini.
In occasione della XVIII Giornata Internazionale della Memoria per il Genocidio del Rwanda, l’associazione Bene Rwanda Onlus organizza, sabato 14 aprile 2012 presso La Provincia di Roma, al Palazzo Valentini (via IV novembre 119/a), la consueta manifestazione pubblica per raccontare ciò che è accaduto nel 1994 in Rwanda e per riflettere sull’attuale emergenza delle guerre in Africa con il seguente
Programma
10.00-10.15: Apertura e presentazione degli ospiti istituzionali. Saluto di Fabio Graziosi, rappresentante delle Nazioni Unite in Italia,e di Francesco Alicicco, Console Onorario del Rwanda a Roma.
10.15-10.30: Intervento di Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma.
10.30-11.00: Breve introduzione storica a cura di Federigo Argentieri, direttore del Guarini Institute e professore di Scienze Politiche, John Cabot University.
11.00-11.40: Testimonianza di Yolande Mukagasana, sopravvissuta al genocidio,scrittricee vincitrice della “Menzione Onorevole” dell’UNESCO per l’educazione alla pace.
11.40-12.30: Confronto con gli studenti delle scuole romane presenti e con il pubblico.
12.30-12.45: Intervento di Roberto Cellini, Segretario Generale Fillea CGIL Roma e Lazio.
12.45-13.00: Conclusione evento di Gianluca Peciola, consigliere della Provincia di Roma.
Moderera’ il dibattito Francoise Kankindi, Presidente dell’Associazione Bene Rwanda.
10.00-14.00: Mostrafotografica Genocidio dei Tutsi in Rwanda.
Oggi mi sono svegliata felice in quanto celebreremo la 18° commemorazione del genocidio dei Tusti in Rwanda con una verità in più: non sono stati i ragazzi del Fronte Patriotico Rwandese ad aver abbattuto l’aereo del l’ex presidente Habyarimana il 6 aprile 1994, evento che ha scatenato l’inizio del genocidio in Rwanda.
L’ultimo rapporto degli esperti francesi pubblicato 3 giorni fa è stato salutato da noi rwandesi che ci siamo visti sterminati intere famiglie come un balsamo ai nostri cuori martoriati. Immaginarci che la campagna di disinformazione, sapientemente orchestrata dai media e governo francese per mascherare le loro incommensurabili responsabilità nell’aver appoggiato i genocidari, avesse avuto come risultato di addossare la responsabilità del genocidio della nostra gente ai noi stessi vittime, eh beh ciò era semplicemente inaccettabile. Dopo aver subito il danno di un genocidio, stavamo subendo la beffa di essere accusati di essercelo ricercato abbattendo quell’aereo!!!
Come può sopravvivere un giovane che stava al fronte patriotico per salvare la propria patria dalla dittatura sanguinaria e rischiare la propria vita per ottenere il diritto di cittadinanza a lui negato sin dalla nascita, nel sentirsi rinviare la responsabilità di un genocidio che li ha portato via i propri cari?
Dedico quindi queste righe a te mio amato Eric che hai passato 4 anni d’inferno al fronte e hai perso il tuo indimenticabile fratello Jules, oggi sentiti più leggero perchè la sua morte non è stato vano!
Le dedico a te caro fratello Jean Marie Abdallah per le pallottole che ti svolazzavano intorno quella notte infinita a Mont Jari dove avete sconfitto gli interahamwe che avevano sterminato tutti i nostri zii, zie, nipoti e cugini materni.
Lo dedico sopratutto a te caro amico Jean Pierre che da quella assurda guerra ci hai lasciato il braccio sinistro, le ditta della mano desta e i tuoi bellissimi occhi, saltando su quella maledetta mina.
Lo dedico infine a voi rimpianti cugini Aimable e Bitengye che non siete più ritornati e tanti altri come voi, riposate in pace, lotteremo sempre per voi affinchè la vostra memoria non sia infangato, almeno ciò vi dobbiamo.
Il rapporto degli esperti commissionata dai giudici francesi sull’attentato che ha costato la vita a Habyarimana ha concluso che è stato un missile lanciato da una caserma militare controllata dai sostenitori dell’ex presidente ruandese.
L’indagine giudiziaria segna dunque il crollo della pista, un tempo seguita dai tribunali francesi, della responsabilità dell’attuale presidente ruandese Paul Kagame in un evento considerato scatenante del genocidio di almeno 800 000 persone.
È questo finalmente l’epilogo di un episodio che ha avvelenato i rapporti tra Francia e Ruanda per quasi 18 anni e oltre, ricordo tormento dei sopravvissuti del genocidio del 1994? Martedì, i giudici francesi Marc Trevidic e Nathalie Poux hanno comunicato alle parti, compreso Agathe Habyarimana e i stretti collaboratori di Paul Kagame sotto inchiesta, le conclusioni della perizia che avevano ordinato sull’attentato contro l’aereo del defunto presidente ruandese Juvenal Habyarimana, il 6 aprile 1994.
L’inquiesta, condotto a Kigali da settembre a dicembre 2010, DImostra che il missile che fece cadere il Falcon 50 del presidente è stato tirato dalla caserma militare di Kanombe a Kigali. All’epoca, il posto era occupato dalla guardia presidenziale, una delle unità più fedeli al regime di Habyarimana, che ha immediatamente iniziato il genocidio dei tutsi e il massacro degli oppositori hutu.
Rottura diplomatica
Le conclusioni dell’indagine degli esperti dimostrano così che i colpevoli non sono i membri di un commando del Fronte patriottico ruandese (FPR, il partito dell’attuale presidente Paul Kagame).
Eppure questa era la pista che aveva seguito Jean-Louis Bruguière, il predecessore dei giudici Trévidic e Poux. Emettendo mandati di catturacontro molti collaboratori di fiducia di Paul Kagame nel 2006, ciò provocò l’ira del Ruanda, che decise di rompere le relazioni diplomatiche con la Francia. Questi sono stati ripristinati solo alla fine del 2009.
Come Bruguière, parte dell’amministrazione francese, al momento, colpevole agli occhi di Kigali di aver sostenuto il regime di Habyarimana, aveva avallato la tesi della responsabilità del RPF. Ciò li permettevano, credevano, di addossare sulle spalle del partito di Kagame una parte della responsabilità dei massacri del proprio popolo.
Kigali si congratula con i giudici francesi
Oggi Kigali si sente – finalmente – assolto dai tribunali francesi.”E ‘ormai chiaro che l’attacco contro l’aereo è stato un colpo di stato guidato da elementi estremisti Hutu ed i loro consiglieri che controllavano les casermes di Kanombe”, ha detto il ministro degli Esteri ruandese Louise Mushikiwabo.
“La perizia degli esperti ha confermato l’ipotesi di una partenza dei missili a partire (dal campo) de Kanombe e quindi i nostri clienti che sono stati ingiustamente accusati e prorseguitati per anni sono rafforzati nelle loro posizioni”, ha detto dopo la presentazione dei risultati della perizia il Sig. Bernard Maingain, avocato dei collaboratori di Paul Kagame.
Per l’occasione, il comunicato del governo ruandese ha fatto i primi complimenti al governo francese dopo tanto tempo: “La relazione di oggi è visto come il risultato di un’inchiesta di alta qualità, condotto da giudici francesi dal passato impeccabile e condotto da esperti di livello mondiale. ”
L’originale in francese su Jeuneafrique.com : Rwanda – Attentat contre Habyarimana : l’expertise française disculpe les proches de Kagame
Domenica 2 ottobre, nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova, 3 sacerdoti dell’Ordine dei Padri Rogazionisti, Don Vito Misuracca, Eros Borile e Vito Giorgio sono stati insigniti del titolo di Giusti per non aver salvato i bambini dell’ all’orfanotrofio di Nyanza in Rwanda.
Nell’aprile ‘94, all’inizio degli massacri, Padre Eros si trovava nel Centro per minori di Nyanza, dove erano ospitati 150 bambini. Padre Eros vi accolse altri 300 ragazzi e disabili di un orfanotrofio della capitale, diretto da padre Vito Misuraca, prete diocesano, parroco di Kigali. In breve l’orfanotrofio divenne un luogo di rifugio per i perseguitati, trasformandosi in un campo profughi che arrivò a ospitare oltre 1200 persone. A Nyanza tutti venivano accolti: grazie all’azione silenziosa di queste persone l’orfanotrofio rappresentò l’unica possibilità di salvare i bambini e, con essi, il paese intero. Padre Eros con coraggio, prudenza e saggezza garantì il sostentamento e l’incolumità a molti minori e alle famiglie che lì erano ospitate.
Padre Vito Giorgio si trovava momentaneamente in Italia: decise di fare immediatamente ritorno in Ruanda – dove arrivò il 13 maggio, quindi un mese dopo l’inizio del genocidio – per sostituire padre Eros Borile all’orfanotrofio di Nyanza in quanto colpito da una grave forma di malaria fu ricoverato all’ospedale della Croce Rossa di Kabgayi.
Appena giunto in Ruanda padre Vito Giorgio acquistò ingenti quantitativi di farina, fagioli, riso con cui sfamò gli ospiti dell’orfanotrofio. Gli aiuti della Croce Rossa sarebbero arrivati un mese dopo. Durante tale periodo accolse presso le strutture dell’orfanotrofio più di 800 tra minori e adulti, collaborando con l’allora Console onorario d’Italia a Kigali Pierantonio Costa e adoperandosi, alla fine della guerra, per il reinserimento e il ricongiungimento familiare degli orfani.
Don Vito Misuraca Vito Misuraca nacque a Catania il 12 febbraio 1950. Proveniente da una famiglia numerosa, entrò nel seminario dell’ordine dei Rogazionisti a Messina e fu ordinato sacerdote nel 1976. Nel 1978 partì per l’Africa con destinazione Ruanda. Durante il genocidio fu ripetutamente minacciato di morte e si rifugiò assieme ai suoi piccoli ospiti nell’orfanotrofio di Nyanza, dove assieme a padre Eros Borile protesse oltre un migliaio di bambini dalla furia dei miliziani. Continuò la sua opera in Ruanda costruendo una chiesa, una casa per religiose, una scuola materna ed elementare e un piccolo ospedale con clinica pediatrica e oftalmologica. Nel 2004 ha ricevuto in Campidoglio il premio “Educazione e Pace”. E’ morto, a seguito di malattia, a Bari il 22 febbraio 2010.
Tre alberi tra quelli più vicini all’Arco dei caduti sono stati dedicati ad altrettanti «Giusti». Le targhe recitano: “Ai testimoni del genocidio in Rwanda portatori di memorie e di pace”, “A chi dedica la vita a denunciare la strage silenziosa di donne a Ciudad Juarez” e “Ai giornalisti russi caduti per fare il loro dovere”. All’inaugurazione erano presenti Yolande Mukagasana, Anabel Hernandez, Sandra Rodriguez Nieto, di El Diario di Ciudad Juarez, e la figlia di Anna Politkovskaya, la giornalista uccisa nel 2006 a Mosca, Vera Politkovskaya.
Martedì 12 Luglio: Yolande Mukagasana sara’ a Genova, dove nell’ambito della “Settima Internazionale dei Diritti” :
alle ore 11.00 inaugurerà il Giardino dei Giusti di Genova, insieme a Marta Vincenzi, Vera Politkovskaya, Anabel Hernandez, Sandra Rodriguez Nieto;
alle ore 12.00 parlerà del suo nuovo progetto “La collina dei Giusti in Rwanda”, insieme a Emily Backus, Kirstin Hausen e Carla Peirolero.
Il programma della manifestazione ed ulteriori informazioni a riguardo si possono trovare sul sito http://www.genovacittadeidiritti.it/
L’associazione Bene Rwanda Onlus parteciperà al dibattito “Accogliamo, gestiamo. Oppure respingiamo?” che si terrà il giorno lunedì 20 giugno con inizio alle ore 18.00 presso il Teatro Terme di Caracalla a Roma nell’ambito delle iniziative della Festa di Sinistra e Libertà.
Condurranno il dibattito Francoise Kankindi, presidente Bene Rwanda Onlus, e Daniele Scaglione, autore del libro “Centro permanenza temporanea vista stadio”.
Johannesburg, 26 maggio 2011 - Da 17 anni fuggiva dalla sua coscienza. Nel giorno in cui è stato catturato Ratko Mladic, il boia di Srebrenica, l’esercito congolese è riuscito a mettere le mani su Bernard Munyagishari, uno degli architetti del genocidio in Ruanda. L’ex leader delle milizie Hutu, secondo le accuse del tribunale internazionale di Arusha, ha partecipato alla pianificazione dell’eccidio che tra l’aprile e il giugno del 1994 costò la vita a 800mila persone. (continua…)
La presidente dell’associazione Bene-Rwanda Onlus ricorda il genocidio del 1994 in occasione della Cerimonia di dedica di un albero del Giardino dei Giusti di Milano a Romeo Dallaire, il comandante dei Caschi blu che cercò in ogni modo di fermare la strage.
In occasione della Giornata della Memoria 2011, la presidente della Onlus Bene Rwanda, Françoise Kankindi, è intervenuta sul sito di Gariwo, il Comitato per la Foresta dei Giusti: Sono nata già profuga in Burundi dove i miei genitori si erano rifugiati dopo i primi massacri dei Tutsi nel mio Paese, nel ‘54. Questa condizione la condividevo con gli altri ragazzi rwandesi i cui genitori si erano rifugiati in Uganda, ex-Zaire, Kenya, Tanzania fino in Europa. Non capivamo per quale motivo i diritti più elementari quali la cittadinanza, l’accesso alle scuole statali, il lavoro, ci erano negati ma nessuno ce ne parlava. Sul nostro documento di viaggio (in quanto apolidi non avevamo diritto a un passaporto) era scritto che potevamo andare dovunque tranne nel nostro Paese d’origine, il Rwanda.
Gariwo ha inoltre intervistato Yolande Mukagasana: Fin da piccoli siamo stati educati chi all’odio, chi alla paura. Questo tipo di educazione viene impartito ai futuri adulti. A causa di ciò siamo diventati carnefici e vittime, ma non vogliamo rimanere tali.
“La cultura del genocidio continua a esistere anche con forme differenti”. Così Moni Ovadia inizia il suo intervento alla giornata della Memoria organizzata da Bene Rwanda al teatro Eliseo di Roma.
Continua a leggere il post per vedere tutti gli interventi della giornata per la commemorazione del genocidio dei Tutsi avvenuto nel 1994 in Rwanda. (continua…)
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